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Moderna e Pfizer, tutti i dubbi e i misteri sui due vaccini americani anti-Covid

C'è un ampio dibattito sulla stampa, e non solo, a proposito degli antidoti delle due aziende americane che utilizzano sequenze di materiale genetico prodotte in laboratorio. Ma in che modo?

Moderna e Pfizer, tutti i dubbi e i misteri sui due vaccini americani  anti-Covid
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Daniela Amenta Modifica articolo

30 Novembre 2020 - 11.58


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Premessa: in questo articolo parliamo di vaccini anti Covid e delle perplessità esposte da scienziati e giornali tra i più autorevoli sugli antidoti di Moderna e Pfizer. Ricordando – come scrive il Corriere della Sera “che nel caso in cui non fossero garantite efficacia e sicurezza, nessuna agenzia del farmaco (dalla FDA all’AIFA) autorizzerà la loro somministrazione”.

Partiamo proprio dal Corriere della Sera che con un articolo interessantissimo, a firma di Sandro Modeo, qualche giorno fa ci ha raccontato la storia delle due aziende americane “con sedi a pochi chilometri l’una dall’altra”, ha tracciato l’identikit degli scienziati che ci lavorano (soprattutto scienziate) e, quel che è più importante, è entrato nel dettaglio della tecnologia utilizzata, la medesima sia per Moderna che per Pfizer, mai usata nella storia. Ponendo una domanda fondamentale: “quali dubbi restano, dopo gli annunci?”.

Procediamo per gradi.

Che cosa sono i vaccini mRNA

Quando Moderna è entrata al termine della sperimentazione di fase I, The Independent ha descritto il vaccino in questo modo: “Utilizza una sequenza di materiale genetico di RNA (l’mRNA) prodotto in un laboratorio che, quando iniettato nelll’organismo umano deve invadere le cellule”. Questa ‘invasione’ è fondamentale per attivare il meccanismo di produzione delle proteine ​​delle cellule chiamato ribosomi che successivamente addestreranno il sistema immunitario a combattere il virus . In questo caso, l’ mRNA-1273 di Moderna è programmato per far produrre alle cellule la famigerata proteina spike del coronavirus”, ha scritto The Independent.
Sull’onda dell’inchiesta di The Independent – su cui ritorneremo – è intervenuto anche il Jerusalem Post (ricordiamo che Israele ha prenotato milioni di dosi del vaccino di Moderna) interpellando Tal Brosh, capo dell’unità per le malattie infettive dell’ospedale Samson Assuta Ashdod. Brosh ha spiegato che il procedimento utilizzato da Moderna “non cambia il codice genetico delle persone”. Piuttosto lo ha definito “simile a un dispositivo USB (l’mRNA) che viene inserito in un computer (il tuo corpo). Non influisce sul disco rigido del computer ma esegue un determinato programma”.
Lo studioso israeliano ha però riconosciuto che ci sono rischi unici e sconosciuti per i vaccini a RNA messaggero, comprese le risposte infiammatorie locali e sistemiche che potrebbero portare a condizioni autoimmuni. L’articolo si conclude: “Per ricevere l’approvazione della Food and Drug Administration, le due aziende dovranno dimostrare che non ci sono effetti negativi sulla salute immediati o a breve termine derivanti dall’assunzione di questi antidoti. Ma quando il mondo inizierà a inocularsi questi vaccini completamente nuovi e rivoluzionari, non saprà praticamente nulla dei loro effetti a lungo termine”.

Quanti volontari ha coinvolto Moderna nel suo studio?

Dopo gli annunci di Moderna e Pfizer i titoli delle due società sono volati in Borsa e parliamo di un giro stratosferico di soldi. 

Ma torniamo all’inchiesta dell’Independent. Che scrive: “Gli studi clinici di Fase I testano semplicemente la sicurezza di un farmaco o di un vaccino in un piccolo numero di volontari sani, mentre gli studi di Fase II sono responsabili della verifica della sua efficacia in un numero maggiore di soggetti. Una risposta così esaltata per uno studio di Fase I è rara e quasi inaudita, anche nella straordinaria cornice del Covid-19. Sia chiaro che il 77% dei vaccini per le malattie infettive supera la Fase I, ma solo il 33% riesce a superare l’intero processo”

C’è da dire, inoltre, che la ricerca di Moderna, rilanciata sui media come “la più grande scoperta del secolo”, non è stato sottoposta a “revisione dei pari”, ovvero da un team di scienziati extra azienda che valutano la bontà di uno studio.

“Secondo il documento di Moderna – scrive The Independent- dei 45 pazienti che hanno ricevuto il vaccino, i “dati sugli anticorpi neutralizzanti sono disponibili solo per i primi quattro partecipanti durante ciascuna delle somministrazioni per dosi da 25 microgrammi e 100 microgrammi. Ciò significa che l’azienda era in possesso solo dei dati su otto pazienti. Non basta per fare alcun tipo di analisi statistica e mette in discussione anche lo stato degli altri 37 pazienti che hanno ricevuto il vaccino”.

Quali sono le differenze tra i vaccini classici che conosciamo e quelli a RNA?
Gli antidoti per l’influenza stagionale, ad esempio, utilizzano un virus inattivato che viene distrutto dal calore o da sostanze chimiche come la formaldeide in modo che possa suscitare una risposta immunitaria senza infettare chi lo riceve. Altri, come quelli del morbillo, parotite e rosolia, usano un virus vivo attenuato, reso insomma debole ma comunque in grado di addestrare il sistema immunitario a combatterlo. Il vaccino RNA messaggero di Moderna è invece completamente nuovo. Perché utilizza una sequenza di materiale genetico prodotto in un laboratorio. Né conosciamo le reazioni che potrebbe innescare:dalle infiammazioni a condizioni autoimmuni.

Il vaccino di Oxford.
Diverso invece il funzionamento del vaccino di Oxford (in collaborazione con AstraZeneca e l’Irbm di Pomezia). Il ChAdOx1 nCoV-19, questo il suo nome scientifico, riprogramma geneticamente l’adenovirus – un virus a DNA che provoca un lieve raffreddore negli esseri umani e suscita una forte risposta immunitaria. Quindi l’adenovirus, che può essere modificato per non replicarsi né diventare infettivo, viene iniettato come un vaccino che consente al nostro corpo di generare anticorpi protettivi e memoria immunologica per combattere il coronavirus. Questo antidoto, che è bene ricordare nasce in seno al Servizio sanitario inglese pubblico, è arrivato alle battute finali della fase 3, ma dovrà essere sottoposto a un ulteriore studio richiesto della Food and Drug Administration (Fda) americana relativamente al dosaggio ottimale.

Come è chiaro, dietro i vaccini anti-Covid, si sta giocando una battaglia economica iperbolica e una sfida tra potenze internazionali. Ma, avverte, The Independent: “l’aura che circonda il vaccino di Moderna ci impone di fare non uno ma due atti di fede: che funzioni per un virus mai visto prima e in un modo mai visto”.

Due aziende americane in un sistema sanitario privato

Un vaccino, anzi due – quello di Pfizer funziona nello stesso modo di Moderna, prodotti negli Stati Uniti, dunque in un sistema sanitario privato.
Un Paese dove le aziende farmaceutiche hanno una lunga storia di profitti realizzati sulle vite umane. Il prezzo e l’accesso ai farmaci – come l’insulina, per esempio – sono stati limitati a coloro che possono permetterselo. Eli Lilly, altra azienda in corsa per il vaccino anti Covid, ha fatto salire alle stelle il prezzo dell’insulina utilizzando un processo chiamato “evergreening”, che in sostanza modifica solo il loro brevetto ma ha trasformato un salvavita come l’insulina in un farmaco solo per i più abbienti.

Così The Independent conclude: “Potrebbe accadere la stessa cosa con il nuovo e rivoluzionario vaccino a RNA messaggero di Moderna per il coronavirus? Se le aziende farmaceutiche americane diventassero le guardie del mondo del vaccino, consentiranno a tutti di averlo a basso costo o daranno la priorità solo ai ricchi e ai potenti?”.

Domande, troppe, ancora senza risposta.

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