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L'immunologo Minelli non ha dubbi: "Il vaccino per i sanitari deve essere obbligatorio"

"Stessa procedura - sottolinea Minelli - io adotterei, laddove ci fossero le adeguate dotazioni vaccinali, anche nei confronti degli insegnanti"

L'immunologo Minelli non ha dubbi: "Il vaccino per i sanitari deve essere obbligatorio"
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13 Gennaio 2021 - 15.59


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Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia e co-coordinatore della Scuola di specializzazione medica in Scienze dalla nutrizione Dipartimento di Studi europei Jean Monnet, riguardo la questione dell’obbligatorietà del vaccino ha dichiarato che “deve essere obbligatorio per i sanitari. Si può chiedere ad un militare prossimo ad impegnarsi in una missione in un qualche paese a rischio, di scegliere se vaccinarsi oppure no, senza che poi quel militare eventualmente rinunciatario venga esonerato dal suo compito? E allora, perché di fronte ad una emergenza planetaria non utilizzare il vaccino ugualmente senza riserve e senza eccezioni soprattutto in quelle categorie di soggetti più facilmente vettori di infezione a discapito di ammalati e persone fragili?”. 
“Stessa procedura – sottolinea Minelli all’Adnkronos Salute – io adotterei, laddove ci fossero le adeguate dotazioni vaccinali, anche nei confronti degli insegnanti, altra categoria di professionisti particolarmente esposti al rischio di contagi e, dunque, obbligati ad una più massiva protezione per se stessi e per i loro alunni”
“D’altro canto dalle disposizioni normative riportate nel Testo unico sull’Igiene e sicurezza del lavoro si evince chiaramente come i datori di lavoro pubblici e privati abbiano obblighi precisi di tutela nei confronti dei loro lavoratori verso rischi biologici – ricorda l’immunologo – Vale in tutti i comparti lavorativi. Per quanto in quello sanitario, che sia pubblico o privato, un eventuale rifiuto della vaccinazione da parte del lavoratore comporti, oltre ad un aumentato rischio personale di ammalarsi, anche quello di contagiare i pazienti coi quali si entra in contatto che potendo essere immunocompromessi o comunque fragili, risultano essere più facilmente infettabili. E qui non si può non pensare agli operatori attivi nelle case di riposo ovvero Rsa. Naturalmente sono biologici quei rischi legati a microrganismi capaci di riprodursi o trasferire materiale genetico. Ed è il nostro caso”.
“Risulta, peraltro, che nell’eventualità di un rifiuto da parte del lavoratore il medico competente potrà giudicare temporaneamente o permanentemente inidoneo quel lavoratore rispetto alla mansione ma anche rispetto alle necessità che l’emergenza epidemiologica impone con obbligo per il datore di lavoro di individuare un’altra eventuale mansione con minor rischi – obietta Minelli – Mancando questa opzione alternativa, il rifiuto della vaccinazione potrà contemplare anche l’ipotesi licenziamento. Nell’impossibilità di essere adibito ad altre mansioni, in caso di rifiuto della vaccinazione, si deve prendere in considerazione anche l’ipotesi del licenziamento. Queste le regole contro le quali il lavoratore potrà ricorrere con riferimento allo specifico all’organo di vigilanza che, a sua volta, potrà confermare, revocare o modificare il giudizio”.

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