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Burioni: "Il focolaio al campo estivo degli adolescenti Usa deve farci riflettere"

Il virologo parla del campeggio in Georgia dove non sono state rispettate le misure e la metà dei ragazzi tra 11 e 17 anni sono stati contagiati: "Attenti alla narrazioni troppo tranquillizzanti"

Burioni: "Il focolaio al campo estivo degli adolescenti Usa deve farci riflettere"
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4 Agosto 2020 - 18.29


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Clinicamente morto? Ormai c’è un accanimento della destra che parla della fine dell’emergenza sanitaria e poi grida contro i migranti che contagiano.

“Il virus è lì, pronto a diffondersi, e narrazioni troppo tranquillizzanti non servono ad arrestare il contagio. Per quello ci vogliono atteggiamenti responsabili e soprattutto misure di protezione adeguate”.

Lo scrive il virologo Roberto Burioni, che su ‘Medical Facts’ analizza il caso del campeggio estivo in Georgia, dove a giugno quasi la metà dei partecipanti (ragazzi dai 12 ai 17 anni) è stata contagiata. “Una storia su cui riflettere”, scrive il virologo.

In Georgia, in un campo estivo, “hanno fatto le cose per bene: tutti i partecipanti (supervisori e ragazzini) dovevano avere un esame negativo per il coronavirus non più vecchio di 12 giorni. Basandosi sulla sicurezza fornita da questo screening, non hanno implementato tutte le misure di profilassi suggerite dalle autorità. Non hanno ventilato le camerate, i ragazzi non hanno indossato le mascherine, hanno urlato, festeggiato, giocato e cantato insieme. Qualcuno avrà pure pensato che i giovanissimi sono poco infettivi e si infettano poco, quindi non era il caso di rovinargli la vacanza. I 251 supervisori (età media 17 anni) erano arrivati il 17 giugno, mentre i 346 campeggiatori (età media 12 anni) sono arrivati il 21 giugno”.

Il 22 giugno un teenager (quindi massimo diciannovenne) tra i supervisori si sente male, ha i brividi: lascia il campo il giorno dopo e il 24 risulta positivo al coronavirus. Immediatamente i partecipanti vengono mandati a casa e il 27 il campo estivo viene completamente chiuso. Tutti vengono messi in quarantena e si cominciano a eseguire i test, che vengono eseguiti su 344 persone che hanno frequentato il campo (il 58% del totale). “I risultati sono incredibili: il 76% risulta positivo. Il tasso di attacco (ovvero quanti si sono ammalati rispetto al totale dei partecipanti che sono stati sottoposti a tampone) è del 51% per i bambini tra 6 e 10 anni, del 44% per i ragazzini tra 11 e 17, del 33% per gli individui tra 22 e 59 anni”.

“Per evitare polemiche, visto che oramai le questioni scientifiche sono trattate più o meno come quelle calcistiche, io – assicura Burioni – traduco letteralmente quello che scrivono gli autori del lavoro: ‘Questo lavoro si aggiunge alle evidenze che dimostrano come i bambini di tutte le età sono suscettibili all’infezione da coronavirus e, contrariamente a quanto sembra risultare da alcune osservazioni, possono giocare un ruolo importante nella trasmissione”‘.

“Non fatevi prendere dal panico pensando alla riapertura delle scuole: la situazione di questo campo estivo – sottolinea il virologo – non ha nulla a che fare con la vita che faranno i nostri bambini in classe, visto che questi ragazzini dormivano insieme in camerate con decine di persone tutte nella stessa stanza. Però una cosa deve essere invece molto chiara: il virus è lì, pronto a diffondersi, e narrazioni troppo tranquillizzanti non servono ad arrestare il contagio. Per quello ci vogliono atteggiamenti responsabili e soprattutto misure di protezione adeguate. Ma ne riparleremo”.

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