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Alzheimer, la ricerca ora si concentra sull'infezione da microbi

Si tratta di una vecchia teoria in ripresa. In America sono stati analizzati oltre 1000 cervelli post mortem di pazienti con demenza. Trovate "rilevanti" tracce di geni o proteine specifiche dell’herpes

Alzheimer, la ricerca ora si concentra sull'infezione da microbi
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11 Novembre 2020 - 16.42


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Una vecchia teoria collega i microbi che infettano il nostro corpo con l’insorgenza della demenza. Un’ipotesi che per decenni è stata ai margini della ricerca sulle neuroscienze. La maggior parte dei ricercatori sull’Alzheimer  indaga solo su quelli che vengono considerati i principali colpevoli: molecole appiccicose chiamate amiloidi, che nel cervello si aggregano in placche e causano infiammazione, uccidendo i neuroni.

E questo è accaduto anche perché alcuni dei primi sostenitori della teoria dell’infezione la vedevano come altra ipotesi in alternativa a quella amiloide. Fino a quando alcune recenti ricerche hanno fornito interessanti indizi che le due idee potrebbero avere in realtà un percorso comune, essere interattive. Si tratta, insomma, di una concatenazione di eventi che, se confermati, possono avere più punti di attacco terapeutico o preventivo.

Per testare questa teoria, ora gli scienziati stanno sviluppando modelli animali che imitano più da vicino il morbo di Alzheimer. “Stiamo prendendo sul serio l’ipotesi infettiva”, afferma il neuroscienziato Bart de Strooper, direttore del Dementia Research Institute presso l’University College di Londra.
Ruth Itzhaki, biofisica presso l’Università di Manchester, Regno Unito, ha riferito la presenza del virus dell’herpes simplex 1 (HSV1) nel cervello di morti per Alzheimer negli anni ’90. Per lei, la presenza di microbi nel cervello indica un loro ruolo, ed è convinta di avere buone prove che i virus siano una chiave nell’Alzheimer. “La maggior parte di noi ha sempre riconosciuto che l’amiloide è una caratteristica molto importante dell’Alzheimer, ma che non ne sia proprio la causa”, afferma.

Diversi microbi sono stati proposti come trigger di Alzheimer, tra cui tre virus dell’herpes umano e tre batteri: Chlamydia pneumoniae, causa di infezioni polmonari; Borrelia burgdorferi, agente della malattia di Lyme; e, più recentemente, Porphyromonas gingivalis, che porta alla malattia gengivale. In teoria, qualsiasi agente infettivo che può invadere il cervello può avere questo ruolo di innesco (non ci sono buone prove, tuttavia, che SARS-CoV-2, il virus dietro COVID-19, abbia questa capacità, anche se ci vorrebbe molto più tempo per valutare se c’è un legame)

La maggior parte dei gruppi di ricerca in questo campo punta su un microbo preferito, e due studi del 2018 hanno esaminato il ruolo dei virus dell’herpes. Uno, del gruppo di Joel Dudley della Icahn School of Medicine di Mount Sinai a New York City, ha analizzato enormi tranche di dati su geni, proteine e struttura tissutale generati da quasi 1.000 cervelli esaminati post-mortem. Il team ha cercato tracce rivelatrici di virus nel tessuto cerebrale – frammenti di geni o proteine specifiche dell’herpes – e ha concluso che i livelli di virus dell’herpes umano 6A (HHV-6A) e del virus dell’herpes umano 7 erano più alti nelle persone che avevano il morbo di Alzheimer che nei controlli. La ricerca va avanti, speriamo di avere presto risultati definitivi.

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