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Covid-19 e malattie cardiache: ecco il punto della ricerca italiana

Il Centro Cardiologico Monzino con la collaborazione dell’Istituto Spallanzani e l'azienda di ricerca biomedica React4life ha avviato un grande studio sulle complicanze cardiache del virus SARS-CoV-2

Covid-19 e malattie cardiache: ecco il punto della ricerca italiana
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18 Agosto 2020 - 10.30


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Fin dal principio della pandemia, l’infezione causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 si è dimostrata capace di causare serie conseguenze non solo a livello respiratorio ma anche cardiaco, con complicanze, come aritmie e scompenso, persistenti anche dopo la guarigione.

Su questo tema il Centro Cardiologico Monzino, con la collaborazione dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e dell’azienda di ricerca biomedica React4life, ha ottenuto dalla Regione Lombardia il finanziamento per un progetto di ricerca semestrale per far luce sui meccanismi alla base dei danni cardiaci collegati al COVID-19, esaminando in particolare l’interazione tra il nuovo Coronavirus e le cellule stromali del cuore, un tipo cellulare coinvolto nella risposta infiammatoria e fibrotica.

“Già nei primi dati provenienti dalla Cina a fine Febbraio si evidenziava la presenza di problemi cardiovascolari rilevanti nei pazienti colpiti da COVID-19 – spiega Maurizio Pesce Responsabile dell’Unità di Ricerca in Ingegneria tissutale cardiovascolare del Monzino e coordinatore del progetto-. Abbiamo quindi ipotizzato che il danno sistemico causato dall’infezione potesse colpire direttamente il cuore mediante l’interazione del virus con le cellule cardiache, oppure attraverso un meccanismo indotto dall’aumento delle citochine infiammatorie circolanti».
«Di supporto a questa ipotesi – continua Pesce – vi è l’evidenza che una delle vie più importanti con le quali il virus entra nelle cellule dell’ospite, il recettore ACE2, è presente sulle cellule stromali cardiache e che proprio queste cellule sono protagoniste nella risposta paracrino/infiammatoria alla base della fibrosi e dello scompenso cardiaco».
Partendo dall’esperienza del Monzino nell’analisi delle cellule stromali cardiache e del loro potenziale infiammatorio e fibrotico, il progetto analizzerà la riposta in vitro di tali cellule in seguito all’esposizione al SARS-CoV-2, utilizzando campioni di virus messi a disposizione dall’Istituto Nazionale Malattie infettive (INMI) “Lazzaro Spallanzani”, che è stato tra i primi al mondo ad isolare il virus SARS-CoV-2.

Lo studio si avvarrà di una tecnologia all’avanguardia, messa a punto da React4life, la tecnologia brevettata MIVO (Multi In Vitro Organ) che consente di ospitare e coltivare in condizioni fluido-dinamiche sterili, cellule, tessuti 2D o 3D, o biopsie di pazienti, riproducendo in vitro una condizione fisiologica vicina a quella reale del paziente, senza bisogno di sperimentazione su animali.

Con i modelli sperimentali messi a punto durante lo studio, sarà possibile anche studiare l’efficacia di nuovi farmaci cardioprotettivi per COVID-19 e identificare terapie utili a prevenire l’insorgenza di malattie cardiache come miocardite acuta, shock cardiogenico e infiammazione o fibrosi cardiaca, correlate all’infezione da SARS-CoV-2. «Il punto di forza dello studio Cardio-COV è che, grazie alla tecnologia e alle competenze impiegate, otterrà risultati immediatamente applicabili nel campo delle terapie farmacologiche cardioprotettive – conclude Pesce – Il che significa, in termini concreti che, anche in caso di una seconda ondata epidemica, avremo nuovi strumenti per proteggere il cuore e quindi ridurre la mortalità e i temibili effetti di COVID-19 sulla nostra salute».

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