Ci sentiamo ripetere da mesi quanto sia importante indossare le mascherine. Bene, ma quali? Quelle di carta, più economiche e “leggere”, sono ritenute da alcuni scienziati addirittura inutili. C’è chi invece chi le reputa essenziali. .
Di fatto queste mascherine hanno un impatto ambientale perché sono sostanzialmente usa e getta e sono fatte con strati di microfibre di natura plastica, ad esempio in polipropilene non tessuto.E, come secondo inconveniente, tendono semplicemente ad intrappolare gli agenti patogeni ma non fanno nulla per distruggere o eliminarli. Ciò significa che se queste mascherine vengono abbandonate, ad esempio dalle persone in strada o nei bidoni dell’immondizia, diventano nuove importanti fonti di contaminazione.
La soluzione, secondo i tecnici dell’EPFL, il Politecnico di Losanna in Svizzera, sta in una nuova membrana fatta da nanofili di ossido di titanio. Esternamente questo materiale sembra molto simile a quello delle classiche mascherine di “carta” ma vanta invece importanti proprietà antibatteriche e antivirali. Il biossido di titanio ha proprietà fotocatalitiche e quando esposto alle radiazioni ultraviolette, tende a convertire l’umidità in agenti ossidanti tra cui il perossido di idrogeno che riescono a distruggere i virus patogeni.
I ricercatori dell’EPFL hanno scoperto che una specie di carta fatta con nanofili di ossido di titanio si rivela molto utile per intrappolare e filtrare, nonché distruggere con la luce, gli agenti patogeni. Potrebbe dunque rivelarsi come un nuovo importante materiale per costruire mascherine più efficienti nel contesto della pandemia in corso e della diffusione del nuovo coronavirus. La mascherina all’ossido di titanio si muove sullo stesso principio del prototipo studiato dall’Università di Siena, capace di autosanificarsi attraverso dei Led.