Il rapporto dell'Aifa sull'abuso di antibiotici: "Nel 25% dei casi c'è un impiego inappropriato" | Salute
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Il rapporto dell'Aifa sull'abuso di antibiotici: "Nel 25% dei casi c'è un impiego inappropriato"

L'Agenzia italiana del farmaco: "Nel 2019 in Italia il consumo degli antibiotici è rimasto invariato rispetto al 2018 ma ancora superiore alla media europea"

Il rapporto dell'Aifa sull'abuso di antibiotici: "Nel 25% dei casi c'è un impiego inappropriato"
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29 Dicembre 2020 - 10.16


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Più che un uso spesso un abuto: l’impiego “inappropriato di antibiotici supera il 25% in tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta) a eccezione della bronchite acuta”.

È quanto emerge dal rapporto ‘Osmed-L’uso degli antibiotici in Italia 2019’ dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) presentato alla stampa. “Nel 2019 in Italia il consumo degli antibiotici è rimasto invariato rispetto al 2018 – precisa il report – ma ancora superiore alla media europea”

“Tutti gli usi inappropriati degli antibiotici per le infezioni delle vie respiratorie sono stati registrati in maggioranza al Sud, nella popolazione femminile (a eccezione della bronchite acuta) e negli individui di età avanzata”, precisa il report. Complessivamente nel 2019 il consumo totale di antibiotici (comprensivo dell’acquisto privato) è stato di 21,4 dosi ogni mille abitanti: 73% erogati dalle farmacie a carico del Ssn; 8,9% da strutture sanitarie pubbliche e il 18% acquistate privatamente. Il consumo territoriale, comprendente “sia l’erogazione a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) che gli acquisti a carico del cittadino, nel 2019 si è mantenuto superiore rispetto alla media europea – avvertono gli esperti – Il consumo ospedaliero è sostanzialmente allineato a quello della media europea, sebbene con alcune differenze nella tipologia di antibiotici somministrati”.

“È generalmente inappropriato l’uso dell’amoxicillina e dell’acido clavulanico nei bambini (al posto della sola amoxicillina); qualunque antibiotico a seguito di una diagnosi di influenza, raffreddore comune o laringotracheite acuta – ricorda il report – l’impiego di fluorochinoloni e cefalosporine in presenza di una diagnosi di faringite e tonsillite acuta; l’impiego di macrolidi come prima linea di trattamento della faringite e tonsillite acuta (a causa dell’elevato rischio di sviluppare resistenze); nella cistite non complicata l’uso in prima linea di qualsiasi antibiotico appartenente alla classe di fluorochinoloni”. 

“Le attitudini prescrittive dei medici e le differenze socio-demografiche e culturali dei diversi contesti geografici incidono in maniera significativa sui consumi, rivelando margini di miglioramento nell’uso appropriato di questi farmaci – precisa il report – L’uso inappropriato degli antibiotici concorre ad aggravare il problema della resistenza batterica agli antibiotici, rendendo sempre meno efficaci farmaci che in molte situazioni rappresentano dei veri e propri salvavita”.

“L’utilizzo più frequente di antibiotici nei mesi invernali è correlato con i picchi di sindromi influenzali osservati nei diversi anni”, osservano gli esperti. Poiché le sindromi influenzali “non richiedono nella maggior parte dei casi l’impiego di antibiotici per la loro origine di natura virale (salvo casi clinici particolari e eventuali complicanze batteriche), l’aumento così significativo delle prescrizioni di antibiotici in coincidenza con i picchi influenzali è spia di inappropriatezza nei consumi”, rivela il report.

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