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Tre giornalisti sulle tracce del virus: la verità sulla tragedia di Bergamo

Imariso, Ravizza e Sarzanini del Corriere della Sera sono tornati nella provincia di Bergamo terra falcidiata dalle vittime del Covid-19. Cosa è accaduto esattamente nella ricca Lombardia?

Tre giornalisti sulle tracce del virus: la verità sulla tragedia di Bergamo
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31 Luglio 2020 - 16.41


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Marco Imarizso, Simona Ravizza e Fiorenza Sarzanini, giornalisti del Corriere della Sera,  hanno scritto per Rizzoli “Come nasce un’epidemia”. I tre cronisti sono tornati in Val Seriana per riprendere le fila di quanto è successo, rintracciando responsabilità ed errori di quella che non è stata una fatalità, e che ha provocato seimila vittime. 

Nella sciagura di una pandemia che non ha risparmiato nessun angolo della Terra, il caso della provincia di Bergamo costituisce una tragica anomalia. Lo si comprende facilmente anche solo con un dato numerico, + 464% dei decessi rispetto alla media degli anni precedenti, l’incremento più alto al mondo. E lo abbiamo compreso tutti anche troppo facilmente dalle immagini dell’ospedale Papa Giovanni XXIII trasformato in una bolgia infernale o da quelle dei camion militari carichi di bare che portavano i defunti fuori dalla regione perché i forni crematori non riuscivano a sostenere il ritmo. Tutto questo è accaduto in una delle zone più prospere d’Italia dove si pensava inoltre di poter contare su un sistema sanitario d’eccellenza, quello lombardo. Come è stato possibile?

Dopo aver seguito in diretta, giorno dopo giorno, l’emergenza, Imarisio, Ravizza e Sarzanini sono tornati in Val Seriana, ad Alzano Lombardo, a Nembro e nella stessa Bergamo per riprendere le fila di quanto è successo, rintracciando responsabilità ed errori di quella che non è stata una fatalità. A questo scopo recuperano le testimonianze dei medici di base che già all’inizio di gennaio avevano lanciato i primi allarmi rimasti inascoltati, ricostruiscono, ora dopo ora, gesti e (talvolta mancate) scelte che hanno fatto dell’ospedale di Alzano il più terrificante detonatore del virus e poi, a seguire, raccontano il colpevole rimpallo delle decisioni mentre la gente si ammalava e moriva.
A tutto questo aggiungono le storie toccanti di chi invece non ha avuto paura di sacrificarsi per salvare vite altrui e le drammatiche voci inedite di chi ha perso i propri cari in una condizione di assoluto abbandono, impensabile nel XXI secolo. I fatti di Bergamo non possono essere dimenticati. Questo libro, accuratamente documentato, li fotografa e cerca di interpretarli nella speranza che in futuro non vengano più commessi gli stessi errori che li hanno provocati.

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