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Un nuovo farmaco, a carico del Servizio sanitario nazionale, previene l'emicrania

Agisce sulla causa che scatena il mal di testa, a differenza degli analgesici. L'anticorpo monoclonale Fremanezumab, ora disponibile in Italia può migliorare la vita delle persone che soffrono di cefalea

Un nuovo farmaco, a carico del Servizio sanitario nazionale, previene l'emicrania
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20 Agosto 2020 - 10.33


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Riduce la frequenza degli attacchi di emicrania e i sintomi l’anticorpo monoclonale Fremanezumab, ora disponibile in Italia e in grado di migliorare la vita delle persone che soffrono di cefalea. Diversamente dai farmaci ‘tradizionali’ analgesici usati fino ad oggi, non agisce sull’effetto ma sulla causa che scatena l’emicrania. E i benefici risultano evidenti già una settimana dopo l’inizio del trattamento e sono mantenuti nel tempo. Il nuovo farmaco, sviluppato da Teva, è un anti-CGRP e appartiene alla nuova classe di farmaci in grado di bloccare una piccola proteina (peptide correlato al gene della calcitonina CGRP), che gioca un ruolo importante nella genesi degli episodi di emicrania.

“Nessuno dei trattamenti utilizzati in passato a scopo preventivo è stato sviluppato espressamente per agire sulle cause dell’emicrania. Ora, invece, abbiamo la possibilità di agire su uno dei meccanismi centrali coinvolti nella genesi della malattia”, sottolinea Piero Barbanti, direttore dell’Unità Cefalee e Dolore dell’IRCCS San Raffaele di Roma e presidente eletto dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee (ANIRCEF). A dimostrarlo sono gli studi clinici che hanno portato all’approvazione della rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale in Italia. “Negli studi clinici HALO – continua Barbanti – il 48% circa delle persone con emicrania episodica ed il 41% circa dei pazienti con emicrania cronica trattati mensilmente con fremanezumab hanno visto dimezzare il numero di giorni trascorsi con emicrania o cefalea”. Lo studio clinico FOCUS ha invece valutato l’efficacia su persone che hanno già tentato diverse terapie, dimostrando che fremanezumab “evita, in media, 4 giornate al mese di emicrania e, in un terzo di questi pazienti, il numero di giorni trascorsi con emicrania è risultato più che dimezzato già nel primo mese di trattamento”, aggiunge Barbanti. “Si stima che meno del 30% dei pazienti con emicrania riesca a gestire la sua condizione”, afferma Roberta Bonardi, senior director BU Innovative e General Manager Grecia di Teva. Per loro “il nuovo farmaco è un passo in avanti che deve essere però accompagnato da una maggiore conoscenza, per seguire il giusto percorso diagnostico terapeutico”.

Il trattamento con l’anticorpo monoclonale fremanezumab può essere prescritto, per quei pazienti che rientrano nei criteri stabiliti dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), in regime di rimborsabilità dai centri per la diagnosi e la terapia delle cefalee individuati dalle Regioni.

La terapia è somministrabile per via sottocutanea una volta al mese o una volta ogni tre mesi e la sua efficacia è dimostrata sia nelle forme episodiche di emicrania (quando il mal di testa si manifesta per meno di 15 giorni al mese) sia in quelle croniche (quando è presente per 15 o più giorni al mese), anche nei pazienti refrattari agli altri trattamenti preventivi.

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