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L'epidemiologo: "In autunno c'è bisogno di regole uniformi o sarà il caos"

Paolo Vineis, professore di epidemiologia all'Imperial College di Londra e membro della task force anti-Covid del Piemonte

L'epidemiologo:  "In autunno c'è bisogno di regole uniformi o sarà il caos"
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6 Agosto 2020 - 11.14


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Ha ragione: serve una strategia unica e no andare tutti in ordine sparso: quando “eravamo in emergenza, ogni Asl ha reclutato personale ovunque, inclusi i servizi veterinari o la medicina dello sport. Tutti hanno mostrato grande flessibilità. Ma in autunno non abbiamo scusanti”.

Paolo Vineis, professore di epidemiologia all’Imperial College di Londra e membro della task force anti-Covid del Piemonte, in un’intervista a La Repubblica, parla della frammentazione delle regole diverse in ogni Regione e in ogni Asl all’interno di ogni Regione. “L’eterogeneità resta insita al nostro sistema. Ma ci si sta organizzando”, afferma

Se per l’acquisto dei tamponi e dei vaccini contro l’influenza, secondo Vineis “le Regioni hanno avviato procedure efficaci”, per cui “stavolta non dovrebbero mancarci i tamponi”, il punto debole, secondo l’esperto sarebbe “la macchina per testare e isolare i positivi e rintracciare i loro contatti” che “è di un’importanza cruciale per contenere l’epidemia. È un meccanismo – sostiene l’epidemiologo – che deve essere oliato alla perfezione, partendo dai medici di famiglia che segnalano i casi, gli operatori che effettuano i tamponi, i laboratori che li analizzano, i servizi di prevenzione che effettuano le interviste sui contatti, il personale che raccoglie e, possibilmente, digitalizza i dati. Ora, con pochi casi, è facile contenere i focolai. Ma anche con un sovraccarico tutto deve filare liscio. Questo è il momento di assicurarci che ogni anello della catena svolga il suo compito”, afferma.

E ancora, sulla ripresa della scuola, Vineis parla di “punto interrogativo”. Sulla compilazione da parte delle Asl dei moduli, Questa “non è più a mano – spiega – ma i problemi di comunicazione tra sistemi informativi diversi restano, per esempio tra medici di medicina generale, dipartimenti di prevenzione e Regioni. Avere moduli diversi e non informatizzati vuol dire perdere informazioni preziose sia per bloccare i focolai che per capire le situazioni a rischio per il contagio”.

Infine, sulla possibile seconda ondata, si dice “moderatamente ottimista. L’Italia ha reagito meglio di altri paesi” anche se “la natura di questo virus mi spaventa. È sfuggente, elusivo”.

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