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Covid-19, il fisico Sestili: speriamo gli ospedali reggano l'urto

Secondo l'esperto l'impennata che si registra in Italia non può essere attribuita a una variazione casuale: "Non è una fluttuazione, temo che non torneremo indietro sotto i 2500 contagi al giorno"

Covid-19, il fisico Sestili: speriamo gli ospedali reggano l'urto
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6 Ottobre 2020 - 12.20


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Il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus: Dati e analisi scientifiche”, che ha seguito l’andamento dell’epidemia fin dagli inizi, purtroppo non ha dubbi. L’impennata dei casi di Covid-19 che si registra in Italia da alcuni giorni non può essere attribuita a una variazione casuale: “non si tratta di una fluttuazione, ormai non torneremo indietro”. Per Sestili le possibilità sono due: o i casi si stabilizzeranno almeno per un periodo sui valori recenti di oltre 2.500 casi positivi, oppure è iniziata una salita”.

La risposta potrà arrivare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. “Non possiamo sapere che cosa accadrà, ma è certo – osserva Sestili – che i contagi non scenderanno più sotto quota 2.500, al netto delle fluttuazioni che dipendono dai tamponi, come accade nei fine settimana”.

Sestili nella sua analisi fa riferimento alla situazione in Italia ad agosto quando ci ritrovammo a una risalita dei casi da qualche centinaio a oltre mille. “Allora a determinare il balzo era stato un insieme di cause. Per esempio – osserva – avevano inciso moltissimo i contagi importati dall’estero e l’affollamento dei luoghi della movida estiva”. Nel caso di questo inizio di autunno il salto potrebbe essere una conseguenza della “ripresa delle attività lavorative e scolastiche. In generale – osserva Sestili – in autunno le nostre abitudini cambiano: si trascorre più tempo nei luoghi chiusi e si usano di più i mezzi pubblici”.

In attesa di capire come si evolverà la situazione, un dato da non perdere di vista è quello sui ricoveri nelle strutture di terapia intensiva. Al momento è evidente che la crescita attuale è molto più lenta di quella avvenuta in febbraio-marzo, ma “ci troviamo in una situazione in totale evoluzione e da monitorare. Il problema – conclude – è capire quanto il Servizio sanitario nazionale reggerà prima di arrivare a saturazione”.

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