Per gli australiani Covid-19 vive per 28 giorni sulle superfici. Ma è tutto da provare

Sta facendo il giro del mondo uno studio dell'agenzia scientifica nazionale Csir. Ma i test sulla resilienza del patogeno sono stati svolti al buio, a 20 gradi fissi e con una concentrazione artificiale

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12 Ottobre 2020 - 14.46


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Secondo nuovo studio condotto in Australia da ricercatori dell’agenzia scientifica nazionale Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation) Covid- 19 potrebbe resistere a lungo su superfici comuni. Fino a 28 giorni. 

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La ricerca è stata condotta nell’Australian Center for Disease Preparedness (Acdp) a Geelong e ha rilevato che Sars-CoV-2 ama il freddo (sopravvive più a lungo che al caldo), e preferisce le superfici non porose o lisce rispetto a trame complesse e superfici porose come il cotone, le banconote di carta rispetto alla plastica. I risultati dello studio sono pubblicati sul ‘Virology Journal’.

Qualche precisione però è d’obbligo. 

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1) Lo studio è stato pubblicato lo scorso 7 ottobre su Virology Journal, una rivista scientifica open.
2) Il ranking di Virology Journal nella comunità scientifica non è altissimo, posizione 76.
3) Quello che i media italiani hanno scritto/detto, dandoci il titolo “Covid vive per 28 giorni” e accrescendo lo stato di terrore, non è esatto.
La ricerca è stata realizzata in condizioni a) di buio completo, a differenza di quanto accade nella vita reale b) la ricerca è stata realizzata SOLO in laboratorio, quindi in una situazione pura, al riparo da altre interferenze; c) la temperatura testata, fissa, per la permanenza del virus sui 28 giorni è di 20 gradi. Dai 21 in su le cose cambiano e Covid perde potenza addirittura in un laboratorio. In particolare: “a 30 °C sopravvive 7 giorni su acciaio inossidabile, carta e vetro, e 3 giorni su vinile e abiti di cotone. Arrivando a 40 °C rimane vivo meno di 24 ore sui vestiti e meno di 48 ore su tutte le altre superfici”. E infine, forse la cosa più importante, come scrive la BBC,  i ricercatori australiani non hanno usato muco umano ma una concentrazione virale artificiosa e molto alta. Non è una procedura corretta: il muco contiene enzimi che “degradano il virus”.
Risultati: aumentare il panico non ci aiuta. Le regole, purtroppo, sono solo quelle che sappiamo. La prima è comportarsi con cautela in ogni circostanza. Anche dando in pasto una notizia ai lettori e/o telespettatori.

Qui l’articolo in questione che chiunque può leggere. 

 

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