Vitamina D, si moltiplicano gli studi: contrasta le complicanze di Covid-19

L'ultima ricerca in Spagna: che la somministrazione di elevate dosi di vitamina D in grado di ridurre significativamente il numero di pazienti affetti da Coronavirus con importanti complicanze

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14 Settembre 2020 - 15.12


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In relazione ai benefici effetti della Vitamina D nel contrastare gli effetti della pandemia COVID-19 recentemente sono stati pubblicati alcuni studi che confermano l’ipotesi diffusa nel marzo scorso da Giancarlo Isaia e da Enzo Medico, dell’Accademia di Medicina e dell’Università di Torino, e pubblicata successivamente anche su Aging in Clinical and Experimental Resarch (ACER).
In particolare, uno studio randomizzato in aperto condotto all’Ospedale Universitario di Cordoba (Spagna) e di prossima pubblicazione, ma già disponibile on line, sulla rivista “The Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology”, ha dimostrato che la somministrazione di elevate dosi di calcifediolo (il metabolita idrossilato della Vitamina D) è in grado di ridurre significativamente il numero di pazienti affetti da Coronavirus che hanno successivamente manifestato importanti complicanze, tali da richiedere il loro ricovero in rianimazione.
Lo studio ha preso in esame 76 pazienti, tutti sottoposti a trattamento con idrossiclorochina secondo il protocollo standard: questi sono stati suddivisi in due gruppi e 50 di essi sono stati trattati con calcifediolo, mentre nei restanti 26 pazienti tale farmaco non è stato somministrato: i risultati hanno dimostrato una differenza molto significativa fra i due gruppi, segnatamente in ordine alla comparsa di complicanze importanti della malattia, in quanto fra pazienti trattati con calcifediolo, solo il 2% ha dovuto poi essere ricoverato in terapia intensiva, a fronte del 50% dei pazienti che non avevano ricevuto il trattamento.

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Lo studio, che richiede ulteriori conferme su un più elevato numero di pazienti, mostra che la Vitamina D è in grado di ridurre la comparsa delle maggiori complicanze della malattia e pertanto suggerisce l’opportunità della sua somministrazione in tutti i pazienti con COVID-19.

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