Team di donne studia il possibile legame tra Alzheimer e menopausa

Le ricercatrici del Cnr-Ibbc sta cercando di capire se il livello degli estrogeni associati alla menopausa sia un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia di Alzheimer

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24 Settembre 2020 - 15.24


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Uno studio realizzato da un gruppo di ricercatrici del Cnr-Ibbc, pubblicato sulla rivista Progress in Neurobiology, sta cercando di capire se il livello degli estrogeni associati alla menopausa sia un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia di Alzheimer. Gli estrogeni tendono infatti a sfavorire nelle donne l’utilizzo dell’ippocampo, la struttura cerebrale deputata alla formazione della memoria a lungo termine e all’orientamento spaziale, e proprio il suo minore uso potrebbe essere alla base di una sua maggiore vulnerabilità agli effetti dell’invecchiamento, tra i quali la riduzione di volume e la formazione di placche.

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Come riporta l’agenzia Agi: “A essere più colpite da questa forma di demenza sono le donne e questo è dovuto all’ingresso in menopausa e al conseguente calo degli estrogeni, evento che determina la maggiore vulnerabilita’ femminile alla malattia, poiche’ questi ormoni svolgono una funzione protettiva contro la morte cellulare (apoptosi) e l’infiammazione che favorisce la formazione di placche di Beta amiloide, il cui accumulo è tra le cause della patologia”.

Proprio alla migliore comprensione delle ragioni che determinano la sua maggiore diffusione nel sesso femminile ha lavorato un team formato da Giulia Torromino dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) e coordinato da Elvira De Leonibus del Cnr-Ibbc e del Telethon Institute of Genetics and Medicine della Fondazione Telethon, con il contributo di Adriana Maggi dell’università di Milano, all’interno di un progetto di ricerca finanziato dall’Associazione americana per la malattia di Alzheimer.

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“Se si chiede alle persone – spiega De Leonibus – di imparare a orientarsi in una città nuova per spostarsi da casa al lavoro, la maggior parte dei maschi tende a costruire una visione dall’alto della città, organizzata in una mappa spaziale, le femmine tendono invece a utilizzare una strategia ‘route-finding’ (ovvero, destra-sinistra, dritto, etc.). L’utilizzo di queste due diverse strategie (la mappa e il route-finding) si basa sull’attivazione di circuiti cerebrali diversi: la creazione di una mappa richiede necessariamente il coinvolgimento dell’ippocampo, struttura del cervello che svolge un ruolo importante nella formazione della memoria a lungo termine e nell’orientamento spaziale, e che costituisce la regione piu’ colpita dalla malattia di Alzheimer; per il ‘route-finding’ si possono usare invece altre regioni cerebrali, ad esempio il circuito fronto-striatale”.

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