Covid-19, il bluff della lattoferrina che funziona solo per i media

Facciamo chiarezza sulla lattoferrina, i cui studi nel mondo purtroppo non sono risultati favorevoli alla cura del Covid. Come una ricerca preliminare con soli 32 pazienti è diventata una falsa speranza

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2 Novembre 2020 - 13.59


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Nelle farmacie italiane è corsa all’acquisto di supplementi contenenti lattoferrina, complice l’annuncio alla stampa dei risultati preliminari di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Tor Vergata di Roma.

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Un annuncio che ha destato molto interesse sia tra i medici sia tra i cittadini e che, alla luce della ricostruzione effettuata da Univadis Medscape (uno dei siti scientifici italiani più autorevoli, ndr), va preso con le molle.  

Scrive Univadis: “Per fare chiarezza sulla nascita dell’ennesima speranza terapeutica al momento purtroppo non supportata da dati convincenti, è bene ricordare che la lattoferrina è una glicoproteina che lega il ferro e che gioca un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario e nei meccanismi di difesa contro i batteri, i funghi e i virus. È presente soprattutto nel latte, ma anche in secrezioni come lacrime e saliva. Protegge i neonati dalle infiammazioni gastrointestinali ed è disponibile in commercio come integratore alimentare.

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Malgrado esistano numerosi studi in vitro sugli effetti antivirali della lattoferrina,  non si può dire altrettanto per gli studi clinici e il meccanismo d’azione è ancora oggetto di discussione.

“Nonostante ciò, la capacità della lattoferrina di esercitare una azione antivirale attraverso il legame con la cellula ospite, nonché la sua localizzazione a livello del nucleo della cellula ospite, supportano l’idea che che possa essere un componente importante della barriera mucosale”, conclude Univadis.

Questo è quanto è noto dagli studi di laboratorio. Ma come è nata il boom della lattoferina anti Covid? ? Per capirlo è necessario abbandonare le riviste scientifiche e guardare ai media nazionali. È il mese di luglio scorso quando il telegiornale regionale del Lazio, in seguito alla pubblicazione di un comunicato stampa da parte dell’Università Tor Vergata, dedica un servizio all’uso della lattoferrina come sostanza in grado di bloccare l’azione di Sars-CoV2. Vengono intervistate una ricercatrice in dermatologia e docente di microbiologia all’Università Sapienza di Roma che confermano gli effetti antivirali in chiave Covid. Il servizio annuncia anche la partenza di un trial clinico, oltre che di ulteriori test di laboratorio. A metà di ottobre il video ricomincia a circolare, anche il relazione alla crescita dei contagi, e approda sui social media anche in pagine con un chiaro orientamento negazionista e antivax, come alternativa al vaccino antiCovid che tarda ad arrivare.

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Vediamo invece la realtà scientifica. Scrive sempre Univadis: “Un paper pubblicato a luglio sulla rivista open acces International Journal of Molecular Science a cura degli esperti di Tor Vergata si conclude con la proposta di ulteriori approfondimenti. In agosto lo stesso gruppo di ricerca pubblica un preprint come seguito di una ricerca realizzata dall’Università del Michigan con lo scopo di valutare la efficacia di molecole già in commercio (tra le quali la lattoferrina) nella terapia di Covid-19. Vengono analizzati 32 pazienti Covid positivi. Secondo lo studio di Tor Vergata, la lattoferrina potrebbe esercitare un’azione antivirale legandosi alla proteina spike S del virus Sars-Cov-2. In realtà nei pazienti trattati a Roma si osserva il declino del virus nella mucosa nasale a 15 e a 30 giorni dal trattamento, il che corrisponde alla normale dinamica virale post-infezione. Manca totalmente il gruppo di controllo.

Altri trial clinici sull’uso di lattoferrina nella prevenzione e nel trattamento di Covid-19 (per lo più su piccoli numeri) sono in corso nel mondo, ma nessuno è stato pubblicato con esiti favorevoli alla cura. Lo stesso team di romano, atraverso un’intervista rilasciata da Stefano Di Girolamo, responsabile dell’unità di otorinolaringoiatria e Centro Covid del Policlinico Tor Vergata, ha chiarito che «dal punto di vista clinico i risultati finora sono molto incoraggianti ma abbiamo bisogno di continuare per avere dei dati statistici ed evidenze ulteriori».

Anche in caso di successo del trial, però, la lattoferrina non potrebbe mai costituire una terapia antiCovid, poiché la sua funzione è semplicemente di ausilio al funzionamento del sistema immunitario attraverso una modificazione dell’ambiente cellulare e non di eliminazione del virus”.

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